riparazione carene ed altro
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riparazione carene ed altro
Abbiamo assaggiato l’ asfalto :pianto: e, già mentre si striscia in
terra, si pensa ai vari risparmi che se ne andranno in fumo per
ingrassare il conto in banca del carrozziere!
E allora che fare?
Perché non tentare di dare una rassettata noi stessi alla nostra
cavalcatura?
Io, mio malgrado, ho iniziato proprio così e le doti
principali richiesteci sono solo una buona manualità e dello spazio dove
poter lavorare. :figo:
Questo manuale non ha l’
ambizione di volervi far diventare dei carrozzieri provetti, ma ha il
principale scopo di fare aprire gli occhi ai profani, facendogli capire
che, se fatto con pazienza, tutti possono rimediare ai danni causati (
alla carrozzeria ) da uno scivolone con la moto!
Inizierei con il
dividere quattro argomenti:
1. riparazione oggetti in vetroresina (
carbonio o materiali compositi non con scopi strutturali )
2.
riparazione di oggetti in plastica ( tipo l’ ABS delle carene, ma non in
plastiche termorestringenti )
3. riparazione di oggetti di lamiere (
un classico: i serbatoi )
4. verniciature dei componenti riparati
con
la premessa che tutti i materiali poi descritti possono essere
facilmente reperiti presso una qualsiasi ferramenta ove si servono dei
carrozzieri, diamo inizio al manuale vero e proprio.
RIPARAZIONE
DELLA VTR
La quasi totalità degli utenti della pista, “dona“
alle proprie moto delle carene che sostituiscono le originali, con
quelle fatte appunto in vetroresina.
Premesse:
È da notare
subito che le carene sono costituite da due parti distinte: il tessuto
vero e proprio ( la fibra di vetro visibile dalla parte interna )
impregnato dalla resina e il distaccante dallo stampo (gelcot ) che
rappresenta la parte esterna ( di solito di colore bianco ) della
carenatura.
La prima distinzione va fatta analizzando dall’ interno
il tessuto che costituisce l’ anima della vetroresina: il Matt è quello
creato da piccoli fili di qualche centimetro di fibra di vetro pressata
insieme ( meno costosa ma più fragile e più pesante ) e la fibra di
vetro tessuta ( per le carene migliori si usa quasi sempre quest’
ultima, riconoscibile per il classico intreccio che trama e ordito danno
alla stoffa ).
Per la riparazione vera e propria uno vale l’
altro, ma se la parte non è piana conviene scegliere quella tessuta che è
più morbida da lavorare. Inoltre ci si può avvalere ( per le parti
fortemente curve come gli attacchi frecce ) della resina già
preimpastata che è simile allo stucco e si spalma con la spatola.
Inoltre
anche la resina può essere di due tipi: la poliestere ( economica,
veloce nell’ asciugatura e riconoscibile in quanto il catalizzatore è un
flaconcino piccolo visto che va miscelato attorno al 2%, ma con scarsa
qualità strutturali è quella che di solito si usa per le riparazioni
delle carene ) e l’ epossidica ( molto densa, costosa e difficile da
stendere ha tempi d’ asciugatura di 12 ore e va miscelata con il
catalizzatore al 50% ma ha ottime capacità strutturali infatti si usa
per creare particolari in carbonio ).
La riparazione:
La
riparazione vera e propria inizia con una meticolosa pulizia delle
parti da riparare, ove prima con dell’ acqua e poi ( sempre ) con un
diluente ( anche il nitro ), si deve togliere ogni traccia di sporco e
soprattutto di grasso.
Se la rottura è una crepa si usa un forte
nastro adesivo dall’ esterno che ha il compito di bloccare le parti in
maniera che combacino il più possibile, se invece manca una parte
dovremmo trovare il modo di applicare ( sempre dall’ esterno ) un
qualcosa che tappi il buco e crei supporto alla resina che andremo a
posizionare.
Per far ciò o si usa del comune nastro da carrozziere (
quello di carta ) per superfici piane o, per superfici ondulate io
ricorro a del comunissimo Pongo facendo attenzione a non farlo debordare
all’ interno
Ora prendete il tessuto di fibra di vetro e
preparate tagliate già da subito due o tre pezze di forma adatta a
coprire e supportare la carenatura rotta. Qui è importante ( per un
lavoro accurato ) che copriate anche le varie ramificazioni delle crepe,
visibili solo dall’ esterno facendo un po’ flettere la carena, con
adeguate pezze di tessuto che impediranno poi, con il normale uso della
moto, il flettersi della carena e quindi il riaprirsi di crepature sotto
la vernice.
Quindi si prepara la resina mettendo il liquido
miscelato con il catalizzatore in un contenitore e poi con un pennello
si cosparge la superficie dove poi andranno posizionate le pezze (
abbondate ), adagiando la parte della carena da riparare in posizione
orizzontale .
Posizionate le pezze precedentemente
tagliate facendole ben aderire alla superficie e cospargetele di resina
picchiettandole con il pennello finché non le avrete completamente
intrise di liquido ( lo notate in quanto cambiano di colore tanto quanto
un tessuto quando si bagna ). È Importantissimo non lasciare bolle d’
aria tra il tessuto e la parte da riparare, insistete quindi con molta
accuratezza in questa fase del lavoro.
Ora si deve attendere l’
asciugatura tenendo presente che la resina teme l’ umidità e le
temperature sotto i 10°, quindi per innescare la catalisi si può usare
un phon per scaldare le parti, ma senza esagerare: una catalisi troppo
accelerata porta il composto a essere più fragile oltre che far
diventare la resina molto liquida tanto da colare via dalle pezze.
Quando
sentite che il composto ha indurito, staccate lo scotch esterno e prima
di iniziare con la stuccatura ( non prima di una bella sgrassata anche
all’ esterno ) fate saltare via i pezzetti di gelcot che si trovano
sulle crepe creando una sorta di solco a V ( usate un cacciavite ) in
maniera che lo stucco abbia la superficie adeguata per attaccare. Questo
servirà a non far riuscire le crepe successivamente alla riparazione.
Date
una carteggiata all’ esterno ( usate anche grane grosse tanto poi si
deve stuccare ) per eliminare eventuali gocce di resina indurita ( molto
dura da spianare ), risgrassate il tutto e con del normale stucco (
quello per il ferro che usano i carrozzieri va benissimo ), iniziate a
riparare le crepe esterne, tirando il più possibile la superficie in
piano con le spatole
( trucchetto: se lo stucco inizia a essere
duro da lavorare inumiditelo con del diluente nitro ).
Per
controllare l’ accuratezza del lavoro di stuccatura ci sono tre metodi: i
due classici sono di sfiorare la superficie con i polpastrelli e di
mettere la carena controluce per vedere, con il gioco di ombre e
riflessi, eventuali pecche, poi , il terzo consiste nel spruzzare la
carena con un velo di vernice nitro ( le bombolette faranno al caso
nostro ) e poi passare con pochissima pressione una tela a grana fine (
da 600 in su ). Come per incanto tutte le protuberanze verranno mangiate
dalla tela rendendole visibili, e quando il colore sarà del tutto
asportato anche la superficie sarà liscia.
RIPARAZIONE OGGETTI
PVC
Quando il tonfo è avvenuto con la carena originale si può
tentare la riparazione con un saldatore del tipo da elettricista che sia
munito di un adeguato vattaggio ( almeno 40 W ) e dalla punta a
scalpello.
L’ ABS ( materiale plastico con il quale sono
costruite la maggior parte delle carene, parafanghi, codoni ecc. ) non è
termorestringente e ciò significa che se sottoposto a forte calore non
si ritira. Pertanto può essere fuso con il saldatore. La riparazione
consiste nel far combaciare il più possibile le parti rotte con un
nastro telato ( dall’ esterno ) e poi iniziare a fondere la plastica
poggiandoci sopra il saldatore. Per far ciò si “ incide “ più volte con
la punta la crepa in senso trasversale alla crepa stessa per far fondere
la plastica non solo in superficie e poi, come se fosse crema, si
spalma quella che sta a sinistra della crepa verso la parte destra e
viceversa. Per appianare il tutto si usa la parte piatta della punta del
saldatore come se fosse una spatola. Tenete sempre una pezzetta bagnata
vicino a voi pronti per raffreddare la plastica se si esagera con il
saldatore ( quando la stessa diviene lucida significa che inizia a
fondere).
Poi si deve passare all’ esterno della carena ripetendo
quanto sopra ma avendo cura di staccare prima gli adesivi perché sono
fatti di plastiche diverse dall’ ABS che vanno poi ad “ inquinare “ la
fusione. Se ci sono dei buchi si possono riparare trovando dei pezzi di
ABS e facendoli combaciare a mo di puzzle. Comunque sappiate che la
fibra di vetro preimpastata attacca anche sull’ ABS, tenendo però
presente di rendere prima la superficie ruvida con della carta a grana
grossa e poi bagnandola con dell’ acetone puro che chimicamente fonde il
primissimo strato del materiale lo prepara alla successiva adesione con
la resina.
Per la stuccatura il procedimento è uguale a quello
della vetroresina, compreso il tipo di stucco ( per metalli ). Inoltre
so che esistono in commercio dei kit fatti di resine e tele
appositamente formulati per le riparazioni dei fascioni della macchine (
che sono in ABS ), ma oltre che di difficile reperimento e non
particolarmente economici, non avendoli mai usati non so come vadano
impiegati.
RIPARAZIONE OGGETTI IN LAMIERA
Qui il discorso
si fa diverso in quanto è necessario industriarsi a trovare degli
utensili idonei a tirare fuori quanto più possibile il “ bozzo “ causato
dalla caduta, visto che l’ unica parte in lamiera delle nostre moto è
il serbatoio che ha un pessima accessibilità al suo interno.
Di
solito si usano delle lime piegate o comunque degli oggetti che abbiano
sufficiente massa da poter sferrare colpi dall’ interno dei serbatoi,
aiutandosi semmai poggiando l’ esterno della parte da colpire su una
superficie piana ( un bel tavolo da lavoro di legno andrebbe benissimo
).
Importante è non esagerare al fine di evitare che la lamiera
fuoriesca troppo creando una gobba, che se carteggiata troppo potrebbe
addirittura bucare il serbatoio.
Fatto ciò si carteggia la parte
dall’ esterno e, prima di iniziare con la stuccatura si deve applicare
dell’ antiruggine ai punti di lamiera non verniciata.
Poi con dello
stucco per ferro si inizia a stuccare le parti, stendendo strati
abbastanza fini ( tanto tira in poco tempo ) per evitare che con l’
asciugatura di uno strato troppo massiccio, possa aprirsi qualche crepa (
lo stucco infatti ritira con l’ essiccamento ).
VERNICIATURA DEI
MATERIALI RIPARATI
Fatte tutte la riparazione a dovere, con le
superfici da verniciare ben levigate, siamo ora pronti per il tocco
finale: la verniciatura.
In premessa è importante precisare che
non è necessario che le vernici asciughino in un forno, ma basta un
ambiente non umido e con una 20 di gradi ( per temperature inferiori
esistono sia diluenti che catalizzatori acceleranti ).
Per un ritocco
della sola parte riparata potete usare un colore fatto fare dalla
ferramenta su un campione della carena, ma quasi sempre, non verrà un
lavoro fine, data la quasi impossibilità di rendere il ritocco stesso
invisibile sulla superficie già verniciata. Si può comunque tentare di
spruzzare la zona con la vernice e poi ( a completa asciugatura ) con
della pasta abrasiva e del polish levare l’ alone che si verrà a creare
ai bordi dello spruzzo ( esce quasi sempre una schifezza ma per una
carena da battaglia può andare bene ).
La soluzione da adottare è
quindi la totale riverniciatura dell’ intera parte danneggiata. Va
preparata la superficie togliendo tutti gli adesivi ( se sono sotto
trasparente li si può lasciare a patto di riposizionarvi altrettanti ed
identici dopo l’ essiccazione della vernice per evitare che la
superficie presenti in rilievo le scritte sottostanti ) e sgrassando con
del diluente antisiliconico tutta la superficie ( io uso il Benzilux
che non sarebbe altro che trielina per smacchiare, visto che è più
economico del diluente ).
Ma prima, bisogna pulire tutta la zona di
lavoro ( parlo di pulire in terra ) da polvere e da altri oggetti che
poi si potrebbero attaccare alla vernice fresca, avendo semmai l’
accuratezza di bagnare per terra per “ fissare “ la polvere. Io vernicio
con il compressore e pistola , ma chi vuole può provare anche con le
bombolette aspettandosi però un risultato inferiore, tenendo presente
che alcune ferramenta particolarmente attrezzate possono caricare le
bombolette con i colori che scegliamo
Per gli utensili da
utilizzare si deve comprare ( per la pistola ) un ugello da 1,2 – 1,9 (
con l’ ugello più grande si spruzzeranno vernici meno diluite ) ed un
filtro determinate ad evitare che le impurità della vernice che si
trovano nel serbatoio della pistola vengano spruzzate sulla superficie (
il filtro in questione andrà posizionato nel serbatoio della pistola ).
Per
verniciare si possono usare ( comunemente ) tre tipi di vernici:
·
Nitro ( costano poco, asciugano subito, non hanno necessità del
trasparente, ma sono delicate e tendono ad ingiallire e a scolorarsi se
lasciate al sole oltre che essere attaccabili dalla benzina ),
·
bicomponenti ( quelle che vanno miscelate con il catalizzatore al 50%,
non necessitano di trasparente hanno un costo simile alla Basi Acriliche
ma di fatto sono più economiche visto che non dobbiamo poi comprare
anche il trasparente, hanno una ottima finitura ma asciugano
completamente in 24 ore ma poi hanno un ottima stabilità agli agenti
atmosferici )
· basi acriliche ( o doppio strato che sono
indubbiamente le più costose visto che vanno poi coperte da trasparente
bicomponente e diluite con del diluente acrilico, ma che hanno una resa
finale eccelsa, valida anche per fare le aerografie sui caschi ).
Ora,
prima di verniciare, creiamoci dei supporti ove potere poggiare le
carene ancora fresche in modo che abbiano un sicuro appoggio senza che
debbano toccare terra, assicurandoci che siano in una zona adatta alla
successiva asciugatura ( non umida e non polverosa ) e soprattutto
protetta dalla zona dove verniciamo. Creiamo un “ circuito “ di pezzi in
modo che le varie mani di vernice saranno stese “ in catena di
montaggio “ sui particolari.
Si inizia con il fondo ( una vernice
nitro o bicomponente ) che sarebbe poi una sorta di stucco spray che
serve otre che ad avere una superficie levigata da verniciare, anche a
creare una base di colore per evitare che i toni si compongano con
quelli sottostanti ( se spruzziamo un giallo su una superficie blu
otterremo un bel verde! ).
Tutte le vernici vanno sempre diluite fino
ad ottenere una densità pari a quella del latte ( con il fondo
leggermente più denso ). Si attende la completa asciugatura del fondo (
si prova odorando la superficie o provando con un’unghia ad incidere una
parte non in vista ) e si ricarteggia il tutto con una carta fine ( una
600 ad acqua o maggiore ) per preparare la superficie per la
verniciatura.
Risgrassiamo il tutto e ( finalmente ) spruzziamo il
colore in più mani in modo da creare più strati che si asciugheranno un
po’ per volta.
Terminata quest’ operazione ci rimane solo di passare
il trasparente, per il quale conviene attendere l’ asciugatura della
vernice, sgrassarla con estrema delicatezza e poi spruzzarlo, tenendo
presente che è autostendente, quindi ci si deve fermare quando la
superficie risulta ancora un po’ a buccia d’ arancia, per evitare
successive colature.
Sia le vernici che il trasparente si
danno in più mani sovrapposte attendendo qualche minuto tra l’ una e l’
altra spruzzata. Il trasparente è importante che venga dato in due mani
ove la prima deve essere una sola spruzzata al volo giusto per rendere
adesiva la superficie per il prossimo strato, stando attenti che per
voler fare le cose troppo bene si finisce quasi sempre per fare
colature. Se comunque accadono possiamo provare a rimediare o trovando
il modo di far asciugare il pezzo sottosopra al senso della colatura o
magari scaldando la parte (che terremo in posizione orizzontale) in modo
che la vernice si stenda (occhio che diventa più liquida e la colatura
parte dall’ altra parte!). Inoltre si può tentare anche, se le colature
sono vicine al bordo della carena, di farle completamente colare via
dandogli altro trasparente sopra. Ciò nonostante il sistema più sicuro è
attendere la completa asciugatura della colatura ( casomai levate l’
eccesso con una lametta visto che una goccia di trasparente in inverno
può solidificare completamente anche dopo giorni ) per poi carteggiarla e
riniziare tutto da capo.
terra, si pensa ai vari risparmi che se ne andranno in fumo per
ingrassare il conto in banca del carrozziere!
E allora che fare?
Perché non tentare di dare una rassettata noi stessi alla nostra
cavalcatura?
Io, mio malgrado, ho iniziato proprio così e le doti
principali richiesteci sono solo una buona manualità e dello spazio dove
poter lavorare. :figo:
Questo manuale non ha l’
ambizione di volervi far diventare dei carrozzieri provetti, ma ha il
principale scopo di fare aprire gli occhi ai profani, facendogli capire
che, se fatto con pazienza, tutti possono rimediare ai danni causati (
alla carrozzeria ) da uno scivolone con la moto!
Inizierei con il
dividere quattro argomenti:
1. riparazione oggetti in vetroresina (
carbonio o materiali compositi non con scopi strutturali )
2.
riparazione di oggetti in plastica ( tipo l’ ABS delle carene, ma non in
plastiche termorestringenti )
3. riparazione di oggetti di lamiere (
un classico: i serbatoi )
4. verniciature dei componenti riparati
con
la premessa che tutti i materiali poi descritti possono essere
facilmente reperiti presso una qualsiasi ferramenta ove si servono dei
carrozzieri, diamo inizio al manuale vero e proprio.
RIPARAZIONE
DELLA VTR
La quasi totalità degli utenti della pista, “dona“
alle proprie moto delle carene che sostituiscono le originali, con
quelle fatte appunto in vetroresina.
Premesse:
È da notare
subito che le carene sono costituite da due parti distinte: il tessuto
vero e proprio ( la fibra di vetro visibile dalla parte interna )
impregnato dalla resina e il distaccante dallo stampo (gelcot ) che
rappresenta la parte esterna ( di solito di colore bianco ) della
carenatura.
La prima distinzione va fatta analizzando dall’ interno
il tessuto che costituisce l’ anima della vetroresina: il Matt è quello
creato da piccoli fili di qualche centimetro di fibra di vetro pressata
insieme ( meno costosa ma più fragile e più pesante ) e la fibra di
vetro tessuta ( per le carene migliori si usa quasi sempre quest’
ultima, riconoscibile per il classico intreccio che trama e ordito danno
alla stoffa ).
Per la riparazione vera e propria uno vale l’
altro, ma se la parte non è piana conviene scegliere quella tessuta che è
più morbida da lavorare. Inoltre ci si può avvalere ( per le parti
fortemente curve come gli attacchi frecce ) della resina già
preimpastata che è simile allo stucco e si spalma con la spatola.
Inoltre
anche la resina può essere di due tipi: la poliestere ( economica,
veloce nell’ asciugatura e riconoscibile in quanto il catalizzatore è un
flaconcino piccolo visto che va miscelato attorno al 2%, ma con scarsa
qualità strutturali è quella che di solito si usa per le riparazioni
delle carene ) e l’ epossidica ( molto densa, costosa e difficile da
stendere ha tempi d’ asciugatura di 12 ore e va miscelata con il
catalizzatore al 50% ma ha ottime capacità strutturali infatti si usa
per creare particolari in carbonio ).
La riparazione:
La
riparazione vera e propria inizia con una meticolosa pulizia delle
parti da riparare, ove prima con dell’ acqua e poi ( sempre ) con un
diluente ( anche il nitro ), si deve togliere ogni traccia di sporco e
soprattutto di grasso.
Se la rottura è una crepa si usa un forte
nastro adesivo dall’ esterno che ha il compito di bloccare le parti in
maniera che combacino il più possibile, se invece manca una parte
dovremmo trovare il modo di applicare ( sempre dall’ esterno ) un
qualcosa che tappi il buco e crei supporto alla resina che andremo a
posizionare.
Per far ciò o si usa del comune nastro da carrozziere (
quello di carta ) per superfici piane o, per superfici ondulate io
ricorro a del comunissimo Pongo facendo attenzione a non farlo debordare
all’ interno
Ora prendete il tessuto di fibra di vetro e
preparate tagliate già da subito due o tre pezze di forma adatta a
coprire e supportare la carenatura rotta. Qui è importante ( per un
lavoro accurato ) che copriate anche le varie ramificazioni delle crepe,
visibili solo dall’ esterno facendo un po’ flettere la carena, con
adeguate pezze di tessuto che impediranno poi, con il normale uso della
moto, il flettersi della carena e quindi il riaprirsi di crepature sotto
la vernice.
Quindi si prepara la resina mettendo il liquido
miscelato con il catalizzatore in un contenitore e poi con un pennello
si cosparge la superficie dove poi andranno posizionate le pezze (
abbondate ), adagiando la parte della carena da riparare in posizione
orizzontale .
Posizionate le pezze precedentemente
tagliate facendole ben aderire alla superficie e cospargetele di resina
picchiettandole con il pennello finché non le avrete completamente
intrise di liquido ( lo notate in quanto cambiano di colore tanto quanto
un tessuto quando si bagna ). È Importantissimo non lasciare bolle d’
aria tra il tessuto e la parte da riparare, insistete quindi con molta
accuratezza in questa fase del lavoro.
Ora si deve attendere l’
asciugatura tenendo presente che la resina teme l’ umidità e le
temperature sotto i 10°, quindi per innescare la catalisi si può usare
un phon per scaldare le parti, ma senza esagerare: una catalisi troppo
accelerata porta il composto a essere più fragile oltre che far
diventare la resina molto liquida tanto da colare via dalle pezze.
Quando
sentite che il composto ha indurito, staccate lo scotch esterno e prima
di iniziare con la stuccatura ( non prima di una bella sgrassata anche
all’ esterno ) fate saltare via i pezzetti di gelcot che si trovano
sulle crepe creando una sorta di solco a V ( usate un cacciavite ) in
maniera che lo stucco abbia la superficie adeguata per attaccare. Questo
servirà a non far riuscire le crepe successivamente alla riparazione.
Date
una carteggiata all’ esterno ( usate anche grane grosse tanto poi si
deve stuccare ) per eliminare eventuali gocce di resina indurita ( molto
dura da spianare ), risgrassate il tutto e con del normale stucco (
quello per il ferro che usano i carrozzieri va benissimo ), iniziate a
riparare le crepe esterne, tirando il più possibile la superficie in
piano con le spatole
( trucchetto: se lo stucco inizia a essere
duro da lavorare inumiditelo con del diluente nitro ).
Per
controllare l’ accuratezza del lavoro di stuccatura ci sono tre metodi: i
due classici sono di sfiorare la superficie con i polpastrelli e di
mettere la carena controluce per vedere, con il gioco di ombre e
riflessi, eventuali pecche, poi , il terzo consiste nel spruzzare la
carena con un velo di vernice nitro ( le bombolette faranno al caso
nostro ) e poi passare con pochissima pressione una tela a grana fine (
da 600 in su ). Come per incanto tutte le protuberanze verranno mangiate
dalla tela rendendole visibili, e quando il colore sarà del tutto
asportato anche la superficie sarà liscia.
RIPARAZIONE OGGETTI
PVC
Quando il tonfo è avvenuto con la carena originale si può
tentare la riparazione con un saldatore del tipo da elettricista che sia
munito di un adeguato vattaggio ( almeno 40 W ) e dalla punta a
scalpello.
L’ ABS ( materiale plastico con il quale sono
costruite la maggior parte delle carene, parafanghi, codoni ecc. ) non è
termorestringente e ciò significa che se sottoposto a forte calore non
si ritira. Pertanto può essere fuso con il saldatore. La riparazione
consiste nel far combaciare il più possibile le parti rotte con un
nastro telato ( dall’ esterno ) e poi iniziare a fondere la plastica
poggiandoci sopra il saldatore. Per far ciò si “ incide “ più volte con
la punta la crepa in senso trasversale alla crepa stessa per far fondere
la plastica non solo in superficie e poi, come se fosse crema, si
spalma quella che sta a sinistra della crepa verso la parte destra e
viceversa. Per appianare il tutto si usa la parte piatta della punta del
saldatore come se fosse una spatola. Tenete sempre una pezzetta bagnata
vicino a voi pronti per raffreddare la plastica se si esagera con il
saldatore ( quando la stessa diviene lucida significa che inizia a
fondere).
Poi si deve passare all’ esterno della carena ripetendo
quanto sopra ma avendo cura di staccare prima gli adesivi perché sono
fatti di plastiche diverse dall’ ABS che vanno poi ad “ inquinare “ la
fusione. Se ci sono dei buchi si possono riparare trovando dei pezzi di
ABS e facendoli combaciare a mo di puzzle. Comunque sappiate che la
fibra di vetro preimpastata attacca anche sull’ ABS, tenendo però
presente di rendere prima la superficie ruvida con della carta a grana
grossa e poi bagnandola con dell’ acetone puro che chimicamente fonde il
primissimo strato del materiale lo prepara alla successiva adesione con
la resina.
Per la stuccatura il procedimento è uguale a quello
della vetroresina, compreso il tipo di stucco ( per metalli ). Inoltre
so che esistono in commercio dei kit fatti di resine e tele
appositamente formulati per le riparazioni dei fascioni della macchine (
che sono in ABS ), ma oltre che di difficile reperimento e non
particolarmente economici, non avendoli mai usati non so come vadano
impiegati.
RIPARAZIONE OGGETTI IN LAMIERA
Qui il discorso
si fa diverso in quanto è necessario industriarsi a trovare degli
utensili idonei a tirare fuori quanto più possibile il “ bozzo “ causato
dalla caduta, visto che l’ unica parte in lamiera delle nostre moto è
il serbatoio che ha un pessima accessibilità al suo interno.
Di
solito si usano delle lime piegate o comunque degli oggetti che abbiano
sufficiente massa da poter sferrare colpi dall’ interno dei serbatoi,
aiutandosi semmai poggiando l’ esterno della parte da colpire su una
superficie piana ( un bel tavolo da lavoro di legno andrebbe benissimo
).
Importante è non esagerare al fine di evitare che la lamiera
fuoriesca troppo creando una gobba, che se carteggiata troppo potrebbe
addirittura bucare il serbatoio.
Fatto ciò si carteggia la parte
dall’ esterno e, prima di iniziare con la stuccatura si deve applicare
dell’ antiruggine ai punti di lamiera non verniciata.
Poi con dello
stucco per ferro si inizia a stuccare le parti, stendendo strati
abbastanza fini ( tanto tira in poco tempo ) per evitare che con l’
asciugatura di uno strato troppo massiccio, possa aprirsi qualche crepa (
lo stucco infatti ritira con l’ essiccamento ).
VERNICIATURA DEI
MATERIALI RIPARATI
Fatte tutte la riparazione a dovere, con le
superfici da verniciare ben levigate, siamo ora pronti per il tocco
finale: la verniciatura.
In premessa è importante precisare che
non è necessario che le vernici asciughino in un forno, ma basta un
ambiente non umido e con una 20 di gradi ( per temperature inferiori
esistono sia diluenti che catalizzatori acceleranti ).
Per un ritocco
della sola parte riparata potete usare un colore fatto fare dalla
ferramenta su un campione della carena, ma quasi sempre, non verrà un
lavoro fine, data la quasi impossibilità di rendere il ritocco stesso
invisibile sulla superficie già verniciata. Si può comunque tentare di
spruzzare la zona con la vernice e poi ( a completa asciugatura ) con
della pasta abrasiva e del polish levare l’ alone che si verrà a creare
ai bordi dello spruzzo ( esce quasi sempre una schifezza ma per una
carena da battaglia può andare bene ).
La soluzione da adottare è
quindi la totale riverniciatura dell’ intera parte danneggiata. Va
preparata la superficie togliendo tutti gli adesivi ( se sono sotto
trasparente li si può lasciare a patto di riposizionarvi altrettanti ed
identici dopo l’ essiccazione della vernice per evitare che la
superficie presenti in rilievo le scritte sottostanti ) e sgrassando con
del diluente antisiliconico tutta la superficie ( io uso il Benzilux
che non sarebbe altro che trielina per smacchiare, visto che è più
economico del diluente ).
Ma prima, bisogna pulire tutta la zona di
lavoro ( parlo di pulire in terra ) da polvere e da altri oggetti che
poi si potrebbero attaccare alla vernice fresca, avendo semmai l’
accuratezza di bagnare per terra per “ fissare “ la polvere. Io vernicio
con il compressore e pistola , ma chi vuole può provare anche con le
bombolette aspettandosi però un risultato inferiore, tenendo presente
che alcune ferramenta particolarmente attrezzate possono caricare le
bombolette con i colori che scegliamo
Per gli utensili da
utilizzare si deve comprare ( per la pistola ) un ugello da 1,2 – 1,9 (
con l’ ugello più grande si spruzzeranno vernici meno diluite ) ed un
filtro determinate ad evitare che le impurità della vernice che si
trovano nel serbatoio della pistola vengano spruzzate sulla superficie (
il filtro in questione andrà posizionato nel serbatoio della pistola ).
Per
verniciare si possono usare ( comunemente ) tre tipi di vernici:
·
Nitro ( costano poco, asciugano subito, non hanno necessità del
trasparente, ma sono delicate e tendono ad ingiallire e a scolorarsi se
lasciate al sole oltre che essere attaccabili dalla benzina ),
·
bicomponenti ( quelle che vanno miscelate con il catalizzatore al 50%,
non necessitano di trasparente hanno un costo simile alla Basi Acriliche
ma di fatto sono più economiche visto che non dobbiamo poi comprare
anche il trasparente, hanno una ottima finitura ma asciugano
completamente in 24 ore ma poi hanno un ottima stabilità agli agenti
atmosferici )
· basi acriliche ( o doppio strato che sono
indubbiamente le più costose visto che vanno poi coperte da trasparente
bicomponente e diluite con del diluente acrilico, ma che hanno una resa
finale eccelsa, valida anche per fare le aerografie sui caschi ).
Ora,
prima di verniciare, creiamoci dei supporti ove potere poggiare le
carene ancora fresche in modo che abbiano un sicuro appoggio senza che
debbano toccare terra, assicurandoci che siano in una zona adatta alla
successiva asciugatura ( non umida e non polverosa ) e soprattutto
protetta dalla zona dove verniciamo. Creiamo un “ circuito “ di pezzi in
modo che le varie mani di vernice saranno stese “ in catena di
montaggio “ sui particolari.
Si inizia con il fondo ( una vernice
nitro o bicomponente ) che sarebbe poi una sorta di stucco spray che
serve otre che ad avere una superficie levigata da verniciare, anche a
creare una base di colore per evitare che i toni si compongano con
quelli sottostanti ( se spruzziamo un giallo su una superficie blu
otterremo un bel verde! ).
Tutte le vernici vanno sempre diluite fino
ad ottenere una densità pari a quella del latte ( con il fondo
leggermente più denso ). Si attende la completa asciugatura del fondo (
si prova odorando la superficie o provando con un’unghia ad incidere una
parte non in vista ) e si ricarteggia il tutto con una carta fine ( una
600 ad acqua o maggiore ) per preparare la superficie per la
verniciatura.
Risgrassiamo il tutto e ( finalmente ) spruzziamo il
colore in più mani in modo da creare più strati che si asciugheranno un
po’ per volta.
Terminata quest’ operazione ci rimane solo di passare
il trasparente, per il quale conviene attendere l’ asciugatura della
vernice, sgrassarla con estrema delicatezza e poi spruzzarlo, tenendo
presente che è autostendente, quindi ci si deve fermare quando la
superficie risulta ancora un po’ a buccia d’ arancia, per evitare
successive colature.
Sia le vernici che il trasparente si
danno in più mani sovrapposte attendendo qualche minuto tra l’ una e l’
altra spruzzata. Il trasparente è importante che venga dato in due mani
ove la prima deve essere una sola spruzzata al volo giusto per rendere
adesiva la superficie per il prossimo strato, stando attenti che per
voler fare le cose troppo bene si finisce quasi sempre per fare
colature. Se comunque accadono possiamo provare a rimediare o trovando
il modo di far asciugare il pezzo sottosopra al senso della colatura o
magari scaldando la parte (che terremo in posizione orizzontale) in modo
che la vernice si stenda (occhio che diventa più liquida e la colatura
parte dall’ altra parte!). Inoltre si può tentare anche, se le colature
sono vicine al bordo della carena, di farle completamente colare via
dandogli altro trasparente sopra. Ciò nonostante il sistema più sicuro è
attendere la completa asciugatura della colatura ( casomai levate l’
eccesso con una lametta visto che una goccia di trasparente in inverno
può solidificare completamente anche dopo giorni ) per poi carteggiarla e
riniziare tutto da capo.
Capitan Kurzillo- ASSISTENTE AMMINISTRATORE
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Re: riparazione carene ed altro
ciao Capitano,
ottima scheda come al solito tuo che ci arricchischi sempre.
Tra me'e me'mi chiedevo.."ma come mai il Capitano mostra una scheda del genere???"
Enzo
ottima scheda come al solito tuo che ci arricchischi sempre.
Tra me'e me'mi chiedevo.."ma come mai il Capitano mostra una scheda del genere???"
Enzo
Re: riparazione carene ed altro
atcagherEnzino ha scritto:ciao Capitano,
ottima scheda come al solito tuo che ci arricchischi sempre.
Tra me'e me'mi chiedevo.."ma come mai il Capitano mostra una scheda del genere???"
Enzo
Capitan Kurzillo- ASSISTENTE AMMINISTRATORE
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Re: riparazione carene ed altro
Non ho capito l'ultima parola del Capitano ma posso immaginarla E un grande bravo a colui che ci istruisce e ci dà informazioni preziose
rebusau- MODERATORE
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Re: riparazione carene ed altro
Capitan Kurzillo ha scritto:Enzino ha scritto:ciao Capitano,
ottima scheda come al solito tuo che ci arricchischi sempre.
Tra me'e me'mi chiedevo.."ma come mai il Capitano mostra una scheda del genere???"
Enzo
atcagher
Re: riparazione carene ed altro
Bravo Kurzi....
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